Gallipoli – L’anno scorso, di questo periodo, era già cominciato il conto alla rovescia per lo “sparo del pupo”, il tradizionale “rito del fuoco” con cui la notte di San Silvestro i gallipolini salutano il nuovo anno, non dopo aver “sistemato per le feste” quello appena passato.
Quest’anno, purtroppo, complice il Covid e la “zona rossa” di questi giorni, sarà (ironia della sorte) proprio questo 2020 a prendersi la rivincita e a farsi beffe di quanti ne avrebbero avuto ben donde pur di vederlo ridotto in cenere.
Dopo il forfait annunciato sui social dai gruppi storici “Ampalea dei Leoni” e “Arbacani”, arriva ora, in formato “a lunga conservazione” anche quello del gruppo “Fideliter Excubat”, con sede nel centro storico presso il Chiostro San Domenico: i ragazzi, per intenderci, che il loro “Pupo” lo bruciavano da qualche anno la sera del primo gennaio, in piazza Stazione. Giorni orsono sono stati loro a chiedere, sempre sui social, la disponibilità di una cella frigo: non per conservare i vaccini anti-Covid però.
A svelare l’arcano è un’ode in vernacolo dall’eloquente titolo “Lu Pupu congelatu” comparsa all’ingresso di un supermercato cittadino assieme a un Pupo (verosimilmente quello che si sarebbe dovuto sparare per questo capodanno), incellofanato con tanto di ortaggi scaramantici.
«In questi giorni – scrivono i giovani del gruppo “Fideliter Excubat”- molti si saranno chiesti a cosa ci servisse una cella frigorifera. Adesso (ringraziando il supermercato per l’ospitalità, augurando buon anno, e sperando di aver strappato un sorriso) ve lo sveliamo: dobbiamo conservare la nostra tradizione. In tempo di decreti e restrizioni e in attesa di tempi migliori abbiamo congelato il Pupo della Stazione: