
Presentato a Papa Francesco il 28 agosto scorso da una delegazione della Conferenza episcopale italiana, guidata dal cardinale Gualtiero Bassetti, il Messale è già alla terza edizione (la seconda risale al 1983), dopo il Concilio Vaticano II.
Le novità
Le novità dovranno ora essere “assimilate” anche dai fedeli delle diocesi salentine di Otranto (guidata dall’arcivescovo Donato Negro), Nardò-Gallipoli (mons. Fernando Filograna) e Ugento-S.Maria di Leuca (mons. Vito Angiuli).
Nel “Padre nostro” non si dirà più “e non ci indurre in tentazione”, ma “non abbandonarci alla tentazione”. Nella stessa preghiera è inserito un “anche” prima di “noi li rimettiamo”. Altra modifica riguarda il “Gloria” dove “pace in terra agli uomini di buona volontà” è stato sostituito con “pace in terra agli uomini amati dal Signore”. E infine, nell’“Atto penitenziale”, all’inizio della Messa, laddove si recita “Confesso a Dio onnipotente e a voi fratelli” seguirà anche “e sorelle”. Altre modifiche sempre presenti nel nuovo Messale, riguardano invece le “preghiere eucaristiche” recitate però dal solo celebrante.
I commenti
«Non si tratta di una svolta epocale, ma un po’è come se lo fosse. Con un comunicato-stampa del primo ottobre – dice il vicario episcopale di Ugento-S.Maria di Leuca mons. Beniamino Nuzzo (Ugento) – la Conferenza episcopale pugliese ha stabilito che la terza edizione del “Messale Romano” potrà essere utilizzata nelle parrocchie a partire dalla prima domenica di Avvento. E per agevolare i fedeli a individuare prontamente le poche variazioni che li riguardano, il direttore dell’ufficio liturgico don Rocco Frisullo (Ugento) ha elaborato un pieghevole monouso da distribuire all’inizio della Messa di domenica prossima».
Secondo il vicario episcopale della diocesi di Nardò-Gallipoli, mons. Giuliano Santantonio (di Racale) “non è necessaria una lettera di accompagnamento alla presentazione del nuovo Messale, che rappresenta invece la traduzione e l’adeguamento della terza edizione tipica latina, nient’altro che quella ufficiale della Chiesa. Le varianti – conclude mons. Santantonio – sono state apportate per rendere migliore la traduzione italiana e per adeguarla alle forme espressive attuali. Per alcuni testi, come il “Gloria”, si è voluto essere più coerenti al testo biblico. Per altri, come il “Padre nostro” si è cercato invece di correggere alcune possibili interpretazioni ambigue (il riferimento è al “non indurci in tentazione”). E sono stati inoltre arricchiti i formulari delle Messe che riguardano però il celebrante. Anche l’arcivescovo di Otranto mons. Donato Negro non ha ritenuto necessario accompagnare il nuovo Messale, con una lettera pastorale.