
Minervino di Lecce – Il cuore del Salento ridiventerà verde. Firmato un Protocollo d’intesa tra Regione Puglia, Provincia di Lecce e Agenzia regionale per l’irrigazione e la forestazione: si parte da qui per superare le piaghe dell’attacco epidemico da Xylella fastidiosa.
Risulta davvero difficile, percorrendo le strade del cuore del Salento circondate dal grigio spettrale degli ulivi o dai loro tronchi martoriati, immaginare che prima degli ulivi c’era un grande bosco rigoglioso. Dominava il verde di querce, olmi, frassini, ma anche castagni e altre piante. Erano i settemila ettari del bosco Belvedere, oggi conosciuto come Paduli.
Ora quel verde deve ritornare dove ci sono aree degradate, abbandonate all’incuria e alla non speranza perché in tanti hanno abbandonato la terra e i paesi, dove la xylella ha dato l’ultimo colpo di grazia, dove la desertificazione avanza tra l’indifferenza e la rassegnazione, dove hanno trovato posto mega impianti di pannelli fotovoltaici.
Un segnale di rinascita

Nei giorni scorsi, a Melendugno, sono state gettate le basi per questa rinascita con la dimora di alcune piante e con la firma di un Protocollo d’intesa tra Regione, Provincia di Lecce e Arif (direttore Francesco Ferraro di Presicce – Acquarica). A Melendugno, nella masseria Bosco Mazza, si sono incontrati gli assessori regionali all’Agricoltura e all’Ambiente, rispettivamente Donato Pentassuglia e Anna Grazia Maraschio, il Presidente della Provincia di Lecce, Stefano Minerva (Sindaco di Gallipoli), il consigliere delegato Tutela e valorizzazione Ambiente, Fabio Tarantino, il Sindaco di Melendugno Marco Potì.
Nasce così un nuovo corso con la disponibilità del Presidente Minerva ,che ha messo a disposizione del progetto di riforestazione le aree provinciali degradate, e dell’Arif che curerà la piantumazione e la manutenzione di alberi di specie autoctone tipiche della macchia mediterranea.
Le altre aree del piano
Il piano di riforestazione del cuore del Salento ha chiaro il programma: le prossime tappe saranno le Masserie Badessa a Squinzano, Torcito a Cannole e Scarciglia a Minervino di Lecce, tutte proprietà della Provincia di Lecce. Non si tratterà soltanto di incrementare la dotazione di superfici boscate e/o a macchia mediterranea del Salento, ma di promuovere anche la biodiversità agro-ecologica.
Il Bosco Belevedere/Paduli dovrebbe tornare a rivivere con tutta la sua ricchezza anche perché la sua storia è intrecciata con tante vicende del territorio. Il Bosco Belvedere con i suoi 7mila ettari copriva l’area che va da Cutrofiano a Specchia e crebbe rigoglioso fino a metà del 1600 quando fu acquistato dalla famiglia Gallone che lo mantenne fino al 1861, quando lo cedette in gran parte ai Comuni (tra i quali Botrugno, San Cassiano, Maglie, Miggiano, Supersano, Ruffano e Specchia) imponendo la produzione di olio che serviva per soddisfare la richiesta di olio lampante da tutta Europa.
Iniziò allora la monocoltura dell’ulivo nel Salento, gli uliveti divennero i nuovi boschi, dal porto di Gallipoli partivano le navi per i principali porti italiani ed europei. Negli anni successivi il consumo del suolo, l’abbandono della terra da parte dei contadini che hanno scelto il mondo operaio del Nord, e da ultimo il flagello della Xylella hanno cambiato il volto del territorio.
La svolta inizia dal basso
Se il Protocollo d’intesa tra le istituzioni regionali e provinciali segna una tappa importante verso un nuovo “corso verde”, bisogna registrare che sono numerose le sollecitazioni che vengono dal basso, dai cittadini sensibili e dalle associazioni che hanno fatto della tutela dell’ambiente il loro principale obiettivo. Lo scorso anno è nata “Manu Manu”, un’associazione i cui soci esprimono così i loro intenti: «Vogliamo creare un’agro-foresta. Piantumare tutte le specie un tempo presenti nel Bosco Belvedere. Coltivare piccoli orti con antiche semenze, frutteti e macchia mediterranea. Immaginiamo questo polmone verde da realizzare come il paradiso della Biodiversità, l’unica in grado di contrastare il processo di desertificazione già in atto da tempo».
L’associazione ha cominciato questo percorso con terreni che hanno acquistato e che gli sono stati donati. Il cammino è lungo, ma loro ci credono. Si tratta di fare un lavoro “manu manu”, piano piano.