
Casarano – «Fino a qualche tempo fa non avrei mai pensato di arrivare sino a questo punto…nessuno avrebbe mai pensato che fossi in grado di fare una cosa del genere, ma ormai è successo e non si può tornare indietro». È quanto scriveva ai suoi familiari Antonio De Marco, il 21enne di Casarano accusato del duplice efferato omicidio di Lecce dello scorso 21 settembre. La lettera è stata ritrovata all’interno del suo computer, scritta poco dopo aver ucciso con numerose coltellate la 30enne Eleonora Manta (di Seclì) ed il fidanzato 33enne Daniele De Santis (di Lecce). Trova dunque conferma quanto ipotizzato dagli investigatori subito dopo il suo arresto, ovvero che il giovane era stato mosso dall’intendimento di compiere un gesto “eclatante”, per stupire gli altri e pure lui stesso.
De Marco è dallo scorso 28 settembre recluso nel carcere di Lecce, in attesa del processo davanti ai giudici della Corte d’Appello, il cui inizio è stato fissato per il 18 febbraio. «Non lasciatevi andare, non fate quello che ho fatto io. Da questo momento in poi – scriveva il 21enne a mamma Rosalba e papà Salvatore, alla sorella Mariangela ed a nonni e zie – scoprirete quanto siete forti, perché sarete costretti ad esserlo. Per il momento non pensate a me, dovete riprendervi, dovete essere forti, aggrappatevi a qualcosa: gli affetti che vi sono rimasti, Dio, i ricordi, la speranza, qualunque cosa ma non perdetevi, siate forti insieme. Io ho fatto quello che ho fatto perché mi sono perso, anche se ero a pezzi ho cercato di non disturbare nessuno, ho sempre pianto in silenzio, urlavo ma nessuno poteva sentirmi».
Le lettere scritte in carcere
In carcere il giovane ha poi scritto altre lettere, 25 circa, tutte sequestrate dalla polizia penitenziaria per ingrossare il fascicolo processuale a suo carico. Al momento non è stata accordata la perizia psichiatrica chiesta dagli avvocati difensori, ma di fatto tale esame potrà essere ammesso nel corso del processo. Gli agenti penitenziari hanno sequestrato le lettere dopo essersi accorti che De Marco voleva inviarne una ad una compagna del corso di Scienze infermieristiche, facoltà da lui frequentata anche nei giorni immediatamente successivi al delitto.