Tricase – Scavi in piazza don Tonino Bello (foto Daniele Met)
Tricase – Scavi in piazza don Tonino Bello (foto Daniele Met)
Tricase – Scavi in piazza don Tonino Bello (foto Daniele Met)
Salvatore Musio
Tricase – Nascosta agli occhi e forse più ancora alla memoria, la storia antica di Tricase emerge dai lavori di ripavimentazione di piazza Don Tonino Bello. Gli scavi in corso stanno riportando alla luce sepolture, granai e invasi probabilmente utilizzati come cisterne. Ma il reperto più interessante pare essere un pezzo di muro quasi parallelo alla facciata dell’attuale chiesa matrice.
Lo storico «Quel tratto di muro non può appartenere alla cinta muraria della città, per due motivi: innanzitutto è troppo sottile, e poi il tracciato delle mura urbiche seguiva un percorso completamente diverso. Noi crediamo invece che quel muro appartenga a una delle due chiese matrici di Tricase che esistevano prima di quella attuale. Molto probabilmente alla prima, di epoca tardomedievale (fine 400 o 500), mentre la seconda è della seconda metà del Settecento», afferma Salvatore Musio, storico e portavoce – insieme a Valentina Sticchi – del comitato cittadino spontaneo “Tricase sotterranea”. A quest’ipotesi Musio sta lavorando insieme a Carlo Vito Morciano (anche lui storico e membro di “Tricase sotterranea”) consultando fonti documentarie: il risultato sarà una relazione che verrà messa a disposizione dell’Amministrazione comunale, della Sovrintendenza e dei tecnici, per capire cosa fare di quel muro. Musio ha già contattato, con il comitato, il sindaco Carlo Chiuri il quale ha già manifestato la volontà di valorizzarlo: c’è ancora da capire se con l’apposizione di un cristallo o con una tessitura in pietra diversa rispetto al basolo della piazza.
I reperti emersi Dagli scavi sono emersi anche altri reperti, a cominciare dalle fosse frumentarie. «Questi granai – continua Musio – sono stati dismessi quasi certamente nel Settecento. Il fatto che si trovino sulla piazza principale di Tricase ci fa presupporre che si tratti delle fosse frumentarie della Civica Università, questo perché l’Università insisteva sulla piazza e all’epoca quasi tutte le abitazioni del centro storico – o almeno quelle delle famiglie notabili – avevano una propria fossa frumentaria fuori l’uscio di casa». Nel tessuto della piazza sono poi stati scoperti altri invasi, intonacati e con i segni dei livelli dell’acqua visibili all’interno, il che fa pensare che fossero delle cisterne. «Anche qui, però, c’è da indagare – afferma lo storico – per capire se questi invasi nascono originariamente come cisterne o se invece erano canali sotterranei poi convertiti ad altro scopo. Dal nostro punto di vista, è molto difficile che si tratti dei leggendari cunicoli che portavano fuori dall’abitato: questi cunicoli, infatti, o dovevano passare al di sotto del fossato o nel vuoto del fossato si sarebbero persi. Insomma, la leggenda si ferma lì, a quel vuoto». Ci sono poi quattro sepolture civili, non appartenenti a nobili o personaggi illustri, almeno stando a quanto si sa oggi. Musio spiega: «Sono con alta probabilità sepolture antecedenti al 1606, perché in quella data venne ultimata la costruzione della seconda chiesa matrice di Tricase e a partire da allora si cominciò a seppellire all’interno della chiesa. Lo testimonia un documento relativo a una visita apostolica del 1628, in cui si descrive la chiesa e si parla di numerose sepolture presenti al suo interno».
Il ruolo di “Tricase sotterranea” Conclude Musio: «Noi di “Tricase sotterranea” continueremo a seguire i lavori, non perché vogliamo mettere i bastoni fra le ruote o bloccare il cantiere, tutt’altro. Siamo consapevoli che è giusto rendere fruibile al più presto piazza Don Tonino Bello e restituirla alla comunità, ma dall’altro lato se dagli scavi emergono dei reperti non è giusto coprire tutto. È proprio questa mancanza di sensibilità storica che vogliamo combattere, per evitare che ci siano altre “ferite” come quella che possiamo vedere oggi sulla nostra piazza: un taglio di un paio di metri realizzato con pala meccanica che ha tagliato via la testa di una tomba senza che nessuno ne desse conto, perché in quel caso lo scavo venne chiuso e non si seppe più nulla».